Foto della 'Bahnhofplatz di Winterthur' con persone in movimento
Bahnhofplatz Winterthur (KEYSTONE/Roger Szilagyi)

«Tutti i Comuni sono sotto pressione a causa dell’aumento demografico»

Secondo Christoph Niederberger, direttore dell’Associazione dei Comuni Svizzeri, la pianificazione territoriale non tiene conto dell’aumento della popolazione. Parlarne è un tabù, ma le conseguenze sono già visibili ovunque. Più si va avanti, più i Comuni vengono esclusi dalle decisioni importanti.

2.08.2023

Signor Niederberger, come stanno i Comuni svizzeri?

Dal punto di vista finanziario, dopo la pandemia e malgrado la crisi energetica, stanno molto bene. L’economia svizzera è stabile e ciò ha un effetto positivo anche sulle finanze comunali. Il tasso di disoccupazione è basso e quello dell’assistenza sociale si situa ai minimi storici. Ciononostante, succede sempre più spesso che i Comuni debbano accollarsi ulteriori compiti. Questo mi preoccupa. Ci si aspetta troppo da un livello statale basato sul principio di milizia che, soprattutto di fronte alle grandi sfide del nostro Paese, viene abbandonato a se stesso.

Ci può fare un esempio?

La crescita demografica. Tutti i Comuni sono sotto pressione a causa di questo fenomeno. Lo spazio scarseggia. Nel contempo, la revisione della legge sulla pianificazione del territorio (LPT1) esige una densificazione degli insediamenti. Consideri che la prima revisione di questa legge nel 2013 si basava su una popolazione di 8 milioni di abitanti. Oggi stiamo per raggiungere quota 9 milioni. I conti perciò non tornano. La base della pianificazione è errata, ma nessuno affronta il problema. La crescita demografica è un tabù nell’ambito dello sviluppo territoriale, ma anche nel Progetto territoriale Svizzera. Le conseguenze sono evidenti ovunque.

Per esempio dove?

Di recente sono stato a Schlieren, nella valle della Limmat. Quello che è avvenuto lì negli ultimi anni è incredibile: tantissimo spazio abitativo messo a disposizione di molte persone. Prima nessuno voleva andarci, ora tutti vogliono investire in quell’area. Tuttavia ci si pone una domanda: alla fine tutta la Svizzera dovrà assomigliare alla valle della Limmat? Questa domanda ha molto a che fare con la crescita demografica.

«Oggi l’idea di città ricca e di campagna povera è superata.»
Christoph Niederberger
Christoph Niederberger, Direttore dell’Associazione dei Comuni Svizzeri

Dopo una carriera da giornalista, l’ingegnere forestale ETH ha lavorato, tra l’altro, come direttore del PPD Svizzera e come segretario generale della Conferenza dei direttori cantonali dell’economia pubblica. Dal 2018 è direttore dell’Associazione dei Comuni Svizzeri ACS.

Il Progetto territoriale non la convince molto.

Non è così, lamento solo il fatto che si presta troppa poca attenzione alla questione della crescita demografica. Come fare di fronte a una Svizzera sempre più popolosa? È nostro dovere affrontare la questione per essere credibili. Lo ammetto però, all’inizio sono stato molto critico nei confronti del Progetto territoriale. Dieci anni fa, la prima versione del documento tendeva a un forte isolamento, alcune zone venivano definite come aree alpine dismesse o aree in via di sviluppo e quindi venivano praticamente escluse. Ciò che nel frattempo mi ha convinto è l’idea del Progetto territoriale e cioè che non si può fare tutto dappertutto. Occorre sfruttare il potenziale delle singole aree. L’idea di città ricca e di campagna povera è comunque superata.

Può essere più preciso?

Negli ultimi dieci anni la Svizzera ha vissuto uno sviluppo più uniforme. Problemi come la penuria di alloggi riguardavano un tempo solo le città, oggi il fenomeno interessa anche le campagne e le zone di montagna. D’altro canto, anche nei Comuni rurali l’economia sta andando molto bene. In Svizzera in pratica non esistono regioni rimaste indietro. Quasi ovunque vi è stato in un modo o nell’altro uno sviluppo economico. Ciò ha meno a che fare con il Progetto territoriale, ma piuttosto con temi importanti come la libera circolazione delle persone e la congiuntura globale.

Cosa è importante per i Comuni nell’aggiornamento del Progetto territoriale?

Che tutti e tre i livelli statali lavorino insieme, su un piano di parità. È anche importante non stravolgere tutto, ma procedere per gradi.

«Decidere senza il consenso della popolazione non è la strada giusta da seguire.»

I Comuni hanno bisogno di un maggiore margine di manovra nell’ambito dello sviluppo del territorio?

Non necessariamente. Oggi i Comuni dispongono di un proprio margine di manovra e la sua portata dipende dal singolo Cantone. In linea di massima i Comuni della Svizzera orientale sono molto autonomi. Più ci si sposta verso ovest, più diventano degli organi esecutivi dei Cantoni. Tuttavia ogni Comune può darsi una propria identità. Deve solo essere consapevole del fatto che non può essere tutto: piazza economica, luogo di formazione e anche centro sportivo. Oggi i Comuni fanno parte di un territorio più ampio e devono definire il loro ruolo al suo interno. Nella valle della Limmat, ad esempio, i Comuni si sono uniti e ognuno di loro cerca di darsi un’identità in armonia con gli altri. Ciò è possibile solo attraverso la pianificazione del territorio. D’altra parte, mi preoccupa un’altra cosa: più si va avanti, più la popolazione non viene considerata dalla Confederazione.

Cosa intende?

Finora in Svizzera le decisioni importanti sono state prese nel luogo giusto. I Comuni erano competenti in materia di sviluppo territoriale. Le decisioni sono state prese nelle assemblee comunali o tramite votazione popolare. Di recente, tuttavia, i grandi impianti solari ed eolici vengono pianificati ovunque lo si desideri.

Le grandi centrali elettriche sono di interesse nazionale e devono garantire l’approvvigionamento elettrico.

Giusto, ma decidere sempre più spesso senza il consenso della popolazione non è la strada giusta da seguire. I timori della popolazione non si possono semplicemente ignorare. Se le cose andranno avanti così, non avremo bisogno di un Progetto territoriale, perché allora vincerà solo chi sarà più forte.

Non è esagerato? I Cantoni devono coinvolgere i Comuni nel processo di pianificazione degli impianti energetici.

Da quanto ne so io, la realtà può essere diversa. Un Comune del Cantone di Zurigo, ad esempio, voleva erigere una croce sommitale su un’altura. Il Cantone non glielo ha concesso. Ora è quest’ultimo a voler realizzare un’opera nello stesso luogo, ovvero installare delle pale eoliche. Per un’autorità comunale questo è incomprensibile e nuoce alla credibilità dell’azione statale.

Christoph Niederberger: la mia Svizzera del futuro

È una Svizzera in cui nessuna regione viene lasciata indietro e in cui l’eterogeneità sociale è presente ovunque. La società non deve sfaldarsi. In Svizzera si cerca di contrastare l’isolamento e l’emarginazione delle periferie, riscontrati ad esempio in altri Paesi. Purtroppo però vi sono tendenze in tal senso anche da noi. Della svolta energetica, ad esempio, ha beneficiato finora chi se lo poteva permettere. Il semplice lavoratore rimane, per così dire, a mani vuote. Non ha una casa di proprietà che potrebbe dotare di una stazione di ricarica per auto elettriche o di pannelli solari per ottimizzare il proprio budget energetico. La mia Svizzera del futuro è anche una Svizzera basata sulla qualità. Finora è aumentata soprattutto la quantità, ma sarebbero auspicabili più qualità e più cultura edilizia. In altre parole: meno capannoni Lidl, più spazi abitativi e lavorativi misti. Una Svizzera troppo costruita non ha futuro.