«Non vogliamo che l'intera Svizzera si trasformi in una città»
Il Progetto territoriale dovrà contribuire a pianificare la futura produzione di energia e cibo, spiega Maria Lezzi, direttrice dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale. Un altro importante obiettivo è preservare la pluralità della Svizzera.
Maria Lezzi, che cosa ha a che fare il Progetto territoriale con gli abitanti e le abitanti della Svizzera?
Maria Lezzi: Il Progetto territoriale mostra come dovrà essere la Svizzera del futuro, dove vivranno e lavoreranno le persone, quali aree dovranno essere preservate per lo svago e quali dovranno essere mantenute per la produzione di cibo. E ancora dove dovranno essere realizzate e ampliate le principali infrastrutture di trasporto e di altro tipo, con il minor consumo possibile di suolo e in coordinamento con i Paesi confinanti.
Il Progetto territoriale attualmente in vigore è stato scritto oltre dieci anni fa. La Svizzera di oggi assomiglia a quella che era stata progettata allora?
Si possono riconoscere sviluppi in questa direzione.
Quali?
Devo fare una premessa: il Progetto territoriale e le sue carte sono state disegnate con una penna dal tratto molto spesso. Le carte non mostrano i singoli terreni edificabili o le singole aree naturali. Inoltre, dieci anni sono un periodo relativamente breve per apportare dei cambiamenti visibili. Tuttavia notiamo, ad esempio, che molti terreni coltivi sono ancora disponibili e non hanno dovuto essere azzonati. Il Progetto territoriale sottolinea quanto è importante sviluppare gli insediamenti in modo centripeto e valorizzare il paesaggio. A questo riguardo, sono state d'aiuto la legge sulle abitazioni secondarie e la revisione della legge sulla pianificazione del territorio. Un'altra strategia del Progetto territoriale è la cooperazione su larga scala. Oggi, quando una linea tranviaria viene estesa oltre un confine cantonale o nazionale, come nella valle della Limmat o a Ginevra, è un segno che si sta pianificando e agendo in spazi funzionali.
Maria Lezzi è direttrice dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) e responsabile della direzione strategica del Progetto territoriale Svizzera.
Negli ultimi anni il mondo è profondamente cambiato. Mutamenti climatici, crisi energetica, migrazione, digitalizzazione. Come mai si vuole solamente aggiornare il Progetto territoriale e non se ne vuole fare uno radicalmente nuovo?
Partiamo dal presupposto che molti contenuti del Progetto territoriale sono ancora attuali. Non si cancella una strategia a lungo termine dopo dieci anni, perché ciò comporterebbe grandi incertezze. Affronteremo nuove sfide come il clima e l'energia e valuteremo in che modo le diverse regioni o parti del Paese ne siano coinvolte o come possano sfruttarle in termini di opportunità. Sulla base di queste riflessioni elaboreremo strategie e, se ci dovessimo accorgere che queste non si adattano al Progetto territoriale esistente, lo rivedremo in modo più sostanziale.
Se nuovi temi devono adattarsi al Progetto esistente, rimane spazio per idee innovative e audaci?
Le nuove idee sono sempre benvenute, ma devono anche essere convincenti. La Confederazione non elabora il Progetto territoriale da sola, ma insieme ai Cantoni, all'Unione delle Città e all'Associazione dei Comuni. Per me il grado di aggiornamento non si riduce al numero di nuove idee che sviluppiamo, ma implica una riflessione sull'opportunità di queste idee e sulla possibilità che abbiamo di concretizzarle e attuarle.
«L'idea che tutto debba essere disponibile ovunque in Svizzera mette in pericolo la pluralità e la qualità di vita del nostro Paese»
In Svizzera la maggior parte delle persone abita in aree urbane. Nel Progetto territoriale attualmente in vigore ha una grande importanza l'idea delle regioni metropolitane, mentre la Svizzera rurale è stata un po' dimenticata.
No. La Svizzera è caratterizzata da una grande varietà di territori. Noi li chiamiamo «aree d'intervento». Tutte hanno funzioni e caratteristiche specifiche, che vogliamo rafforzare. L'idea che tutto debba essere disponibile ovunque in Svizzera mette in pericolo questa pluralità e la qualità di vita. I territori a connotazione urbana o ancor più le regioni metropolitane sono i motori dell'economia svizzera. Ma il Progetto territoriale non vuole che l'intera Svizzera si trasformi in una città.
Qual è dunque la funzione della Svizzera rurale?
Regioni come l'Arco giurassiano o la Città Ticino sono costituite da città di piccole e medie dimensioni che risultano attraenti in combinazione fra loro, ad esempio per le infrastrutture di trasporto, per le offerte formative o per l'assistenza sanitaria. Gli spazi alpini, invece, sono fortemente modellati dalla natura. I loro centri regionali sono importanti come luoghi residenziali e per attività commerciali. Svolgono un ruolo di rilievo nello sviluppo e nell'approvvigionamento dei villaggi e degli insediamenti circostanti. In queste aree d'intervento si trovano anche destinazioni turistiche di importanza nazionale o mondiale.
Il Progetto territoriale Svizzera non è vincolante per nessuno. Un documento del genere può davvero aiutare a risolvere problemi fondamentali come la crisi energetica?
Il Progetto territoriale può fornire un contributo alla sicurezza di approvvigionamento in Svizzera. Questa è la nostra missione e la nostra ambizione. Il Progetto fornisce un orientamento sullo sviluppo territoriale della Svizzera e su come i diversi livelli dello Stato e le diverse aree interagiscono tra loro. Il Progetto territoriale ha una valenza a lungo termine. Dove dovrebbe avvenire in futuro la produzione di energia e di cibo? In che modo ciò sta mutando a causa dei cambiamenti climatici? E come gestiamo il fatto di avere sempre più interessi contrastanti e di dover reagire rapidamente ai cambiamenti, se necessario? Sono temi che devono essere oggetto di dibattito e ai quali dobbiamo trovare risposte comuni. In Svizzera non è possibile far passare nulla se manca l'accordo dei Cantoni,della Confederazione e dei Comuni.
«Non in tutte le regioni di montagna il turismo deve essere al primo posto»
Tuttavia, la pianificazione del territorio è affidata ai Cantoni. Come si fa a garantire che agiscano in conformità al Progetto territoriale?
In primo luogo, i Cantoni partecipano all'elaborazione del Progetto territoriale. Non è la Confederazione a dire agli altri come vorrebbe che fosse lo sviluppo territoriale in Svizzera. I Cantoni, le Città e i Comuni sono partner con pari diritti. Se il prodotto del lavoro congiunto è convincente, viene concretizzato e applicato. In secondo luogo, la revisione della legge sulla pianificazione del territorio prevede che ogni Cantone definisca un quadro complessivo del proprio sviluppo futuro e che lo fissi poi nel suo piano direttore. La Confederazione esamina e approva tali adeguamenti. Si tratta anche di definire il posizionamento del Cantone all'interno della Svizzera e le sue relazioni con i Cantoni e i Paesi limitrofi, tenendo conto del Progetto territoriale Svizzera. Naturalmente un Cantone può discostarsi da esso, se ne spiega il motivo in modo comprensibile.
La popolazione cresce, c'è bisogno di spazio per nuovi impianti energetici. La lotta per la distribuzione dello spazio si intensificherà.
È indiscutibile che la pressione sul suolo, risorsa scarsa per definizione sia aumentata. Il Progetto territoriale dovrà aiutare a ponderare i diversi interessi. Per esempio, non in tutte le regioni di montagna il turismo deve essere al primo posto. Un altro esempio: l'economia manifatturiera si sta allontanando dai centri; tuttavia, vogliamo essere riforniti rapidamente. Dobbiamo quindi risolvere questo dilemma. All'inizio ho parlato della specializzazione dei territori. Per l'aggiornamento del progetto territoriale, la mia speranza è che si affronti in modo serio e creativo anche la seguente domanda: che cosa tiene insieme la Svizzera?
Per Lei, che cosa tiene insieme la Svizzera?
Il nostro sistema politico, che richiede di negoziare insieme soluzioni a tutti e tre i livelli dello Stato. Ciò significa: progettare, scartare e decidere. È quello che abbiamo fatto al momento della prima stesura del Progetto territoriale, ed è quello che stiamo facendo con il suo aggiornamento.
Per me una Svizzera attraente è una Svizzera in cui si può essere in mezzo al verde in un quarto d'ora, ma che è comunque economicamente forte. Una Svizzera di questo genere è in continua evoluzione ed è particolarmente pronta ad affrontare cambiamenti dovuti al riscaldamento globale. Quindi, fra 20 anni, dovrà continuare a essere un luogo in cui si possa vivere. Anzi, di più: un luogo in cui ci si possa sentire a proprio agio e per il quale valga la pena impegnarsi. La Svizzera del futuro dovrà anche produrre autonomamente la maggior parte dell'energia che consuma. E non dovrà essere tutta uguale e monotona. Una Svizzera così collaborerà al di là dei confini cantonali e nazionali. Io stessa vivo nel Cantone di Basilea Campagna, che è l'area d'intervento Svizzera nordoccidentale. Attraverso il confine comunale e cantonale più volte al giorno, non me ne accorgo nemmeno. Ed è così per molti svizzeri e molte svizzere.