La transizione energetica avrà ricadute anche sul territorio. Turbine eoliche sull'argine vicino a Urk nei Paesi Bassi (Keystone SDA).
La transizione energetica avrà ricadute anche sul territorio. Turbine eoliche sull'argine vicino a Urk nei Paesi Bassi (Keystone SDA).

Cosa la Svizzera può imparare dai Paesi Bassi

L’aggiornamento del Progetto territoriale è importante, ma sono necessari approcci più innovativi e una partecipazione più ampia da parte degli specialisti, afferma la pianificatrice del territorio Marianne Gatti, secondo la quale ci si potrebbe ispirare al progetto territoriale dei Paesi Bassi.

Marianne Gatti 23.05.2024

Per me il Progetto territoriale Svizzera è uno dei documenti più interessanti della pianificazione del territorio del nostro Paese, perché è l’unico in cui la Svizzera viene considerata nel suo insieme dal punto di vista della pianificazione. Da un lato, questa prospettiva nazionale offre l’opportunità di chiedersi, in termini strategici, come sia costituita la struttura territoriale portante della Svizzera. D’altro lato, ci si può chiedere quali siano le qualità delle diverse regioni del nostro Paese e quale contributo dia ognuna di queste regioni come parte di un insieme.

Marianne Gatti
Marianne Gatti ist Teamleiterin für Regionale Strategien und Energie im Büro berchtoldkrass space&option in Karlsruhe.

Marianne Gatti è responsabile del team per le strategie regionali e l’energia presso lo studio di pianificazione «berchtoldkrass space&option» a Karlsruhe.

Purtroppo, le cartine del Progetto territoriale non mettono sufficientemente in evidenza questi due aspetti: essendo bidimensionali, mi sembra che manchino i contenuti che rendono tangibile questa «materialità» del territorio. Inoltre, a mio parere l’aggiornamento dei contenuti del Progetto territoriale effettuato tra aprile e settembre 2023 è stato troppo breve per aprire nuove strade in tal senso. Ma soprattutto, se posso permettermi, questo processo è risultato piuttosto arido. Non bisogna dimenticare che il Progetto territoriale è elaborato esclusivamente dalle nostre istituzioni statali: Comuni, Cantoni e Confederazione. Partendo dalla mia esperienza personale di lavoro nei Paesi Bassi vorrei esporre tre aspetti che potrebbero rendere il Progetto territoriale più forte, più lungimirante e più interessante. Per farlo, devo innanzitutto spiegare il concetto olandese di «ontwerpend onderzoek», che può essere tradotto in inglese con «research by design». La traduzione in italiano è un po’ più complicata. In sostanza, si tratta di intendere la progettazione – a tutti i livelli, dalla casa al quartiere, alla città, alla regione e all’intero Paese – come compito esplorativo con un ampio margine di sperimentazione. L’obiettivo di questo processo non è generare un prodotto finito da integrare in una serie di processi formali di pianificazione, bensì fare spazio a un’intera gamma di possibili idee per il territorio. Ciò permette di portare alla luce nessi fino a quel momento impensati e approcci non convenzionali, che siano provocatori e quindi lancino nuovi dibattiti in termini di contenuti. Particolarmente rilevanti per la revisione del Progetto territoriale sono i seguenti aspetti della «research by design».

1. Sfruttare la forza progettuale del settore privato

Le idee della «research by design» sono concepite, progettate, testate e disegnate dagli uffici di pianificazione territoriale, architettura del paesaggio e urbanismo del settore privato. Questo modo di lavorare dà origine a un repertorio di idee a cui ispirarsi. È così che da anni i Paesi Bassi promuovono una comprensione approfondita delle sfide e dei compiti territoriali. Al contempo, la «research by design» evidenzia le possibilità esistenti osservandole da prospettive diverse e inusuali. Il fatto che i pianificatori siano costantemente confrontati con le sfide attuali genera un discorso di pianificazione attivo e diversificato, con un alto livello di competenze specialistiche. = > In un processo del genere vedo un enorme potenziale a favore della rielaborazione del Progetto territoriale Svizzera. Non vengono valorizzati soltanto punti di vista e idee dell’amministrazione, ma anche tutti quelli di coloro che progettano e pianificano nella pratica quotidiana. 2. Fondi per i programmi «research by design»

Nei Paesi Bassi, la «research by design» non è il campo di gioco di pianificatori sconnessi dalla realtà, ma ha un ruolo centrale in un processo su ampia scala per l’elaborazione di un documento di pianificazione nazionale chiamato «Nota Ruimte». Questo documento può essere considerato una versione più completa del Progetto territoriale Svizzera. Parallelamente al processo di elaborazione di questo documento fondamentale, è in corso il programma «Mooi Nederland» (bella Olanda). Quest’ultimo organizza e finanzia la «research by design» in diversi settori tematici, dallo sviluppo urbano e rurale alla transizione energetica e della mobilità, fino al futuro dell’agricoltura. La tesi è che questi diversi lavori di progettazione generano una base di conoscenza utile a identificare e a comprendere meglio le questioni legate allo sviluppo territoriale. In tal modo vengono anche evidenziati i punti cruciali dello sviluppo territoriale, a cui la «Nota Ruimte» intende dare risposte. = > La revisione del Progetto territoriale non potrebbe che beneficiare di un programma di incentivazione simile. Sono necessari più tempo e maggiori risorse per costruire, grazie alla «research by design», una base di conoscenze che possa ampliare e differenziare il discorso pianificatorio. Grazie a nuovi punti di vista, idee e logiche di pensiero sviluppati non nel corso di mesi, ma di anni, la revisione del Progetto territoriale potrebbe godere di una ventata d’aria fresca. 3. L’energia come focus tematico della «research by design»

Diverse transizioni importanti sono dietro l’angolo: quella verso un’economia circolare, quella della mobilità, quella dell’agricoltura nonché quella energetica. Sembra che quasi nessuno (né i politici, né la popolazione né i pianificatori) abbia capito che quest’ultima è una transizione strettamente legata al territorio, e non un’impresa meramente tecnica che può essere risolta definendo obiettivi quantitativi sul piano politico. La «research by design» ci offre l’opportunità di dimostrare e soprattutto di testare le interconnessioni tra la pianificazione territoriale e l’attuazione della svolta energetica. Nell’ambito dell’elaborazione della «Nota Ruimte» sono stati preparati scenari futuri su scala nazionale per diversi temi, tra cui quello dell’energia. A tal fine è stata presa in considerazione la complessità della conversione del sistema energetico da fossile a rinnovabile, tenendo conto non soltanto dei siti di produzione, ma anche del trasporto dell’energia, della trasformazione e dello stoccaggio della stessa nonché dei consumatori. L’obiettivo era identificare, sulla base di questo design sistemico, i fattori territoriali limitanti per il sistema energetico e viceversa, come pure di formulare affermazioni di natura qualitativa-territoriale sui cambiamenti all’interno dello spazio edificato. = > Il Progetto territoriale Svizzera deve esprimersi, dal punto di vista territoriale, sulla dimensione energetica. Si tratta, tra le altre cose, di individuare interdipendenze territoriali e tecniche all’interno del sistema energetico, su cui basare poi le decisioni per il sistema energetico del futuro. In seguito si potrebbero cercare, per la prima volta da una prospettiva territoriale, soluzioni intelligenti a favore del futuro sistema energetico della Svizzera. La «research by design» promossa e commissionata dalla Confederazione, dai Cantoni e dai Comuni potrebbe consentire di integrare nel nostro discorso pianificatorio una serie di idee testate sul territorio, diventando così una base importante per il Progetto territoriale Svizzera. A tal fine dobbiamo però dire addio alla necessità di discussioni, processi e mandati tipici dell’amministrazione. Ci vuole più coraggio per processi e mandati non convenzionali che accettino idee alternative e mettano alla prova approcci inabituali, grazie a un pensiero e a una sperimentazione territoriali.

Marianne Gatti

Marianne Gatti è responsabile del team per le strategie regionali e l’energia presso lo studio di pianificazione «berchtoldkrass space&option» a Karlsruhe. Dopo aver conseguito un master in sviluppo territoriale presso il Politecnico di Zurigo, ha fatto pratica nel settore della pianificazione in Svizzera e presso il Politecnico di Zurigo. Nei Paesi Bassi ha infine svolto un’attività a cavallo tra energia e pianificazione urbana e territoriale.